martedì 14 agosto 2012

Meraviglioso

È vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardavo l'acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù

D'un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così:

Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso

Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà  guarire poi
meraviglioso

Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:

ti hanno inventato
il mare!

Tu dici non ho niente

Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso...

Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare

Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
meraviglioso

La notte era finita
e ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso

lunedì 13 agosto 2012

Sembro seria.....

Qua in lettura.
Quanto mi piace scrivere. Ma leggere in pubblico mi diventa arduo. Mi si secca la bocca, mi viene da sbadigliare, ci vedo male....... uno schifo.
Con una raccolta di racconti, mi becco il 5° posto di un premio letterario nazionale. :-)
Mi sono divertita.




" PAESE CHE NON C'E' ": associazione culturale - Bergamo.

sabato 11 agosto 2012

Un commento senza pretese su Margaret Mazzantini

http://margaretmazzantini.com/category/libri/

Forse è uno dei miei autori preferiti.
Di lei ho letto vari libri. Non sto qua a elencarli.
Mi piacciono le storie, ma ancor più mi piace il suo stile.
I suoi detrattori la bollano troppo rapidamente come " radical chic ", con tono di sufficienza.
Ma io trovo che Margaret riesca a entrare nelle vite dei personaggi e di rimbalzo in quelle dei lettori con una delicatezza e una tenacia particolari. Non si stufa, non si stanca. Di descrivere. Attraverso metafore o raffigurazioni struggenti e anche crude.
Lei non scrive di Zorro. Non scrive di nonna. Non scrive della ragazza albanese, non scrive di Diego.
Lei DIVENTA Zorro, nonna, Diego e tutti i suoi personaggi, anche quelli minori, i piccoli cameo, apparentemente " tinche " o apparentemente " inutili ", di passaggio. Non c'è niente di inutile, nella sua narrativa.
Lei E' tutti loro. E lo è per noi, ce li dona passo passo, con lo sfogliare le pagine.
Usa parole che, in bocca a una donna, in teoria ( ma quale teoria ? ) non starebbero bene. Lei se ne frega, giustamente.
E dice piscio, dice foia, ti sbatte in faccia l'insofferenza di una madre, che è stanca e ha voglia di menare suo figlio; di una moglie che non ha voglia e che la dà, ma asciutta come una lama. Che non vedi come mostri, ma come figure profondamente umane, appartenenti al genere umano. Potremmo essere noi. Siamo noi.
E' impossibile che ci siano persone che, anche per un solo attimo, non abbiano provato il languore di Zorro, la rumorosità di Gojko, la voglia di prendersi a schiaffi perché " Nessuno si salva da solo ".
Margaret adatta il linguaggio e il ritmo a seconda della storia.
Espressioni dal sapore antico, parole scolorite come una foto nei toni del seppia come nel "Catino di Zinco", e altre anche colloquiali, fresche di slang giovanile come quel " Mà " che Pietro rivolge alla madre in " Venuto al Mondo ".
Niente è casuale, ma curato. Scelto. Pensato. Senza fatica.
Faticosi sono alcuni passaggi, per la pesantezza che ti lasciano nel cuore, perché la sofferenza e la difficoltà dei personaggi diventa la tua. Ma non lo stile.
Me la immagino, Margaret, al suo tavolo da lavoro, con penna o computer non lo so, con il suo viso etereo, gli occhi affondati in qualche scampolo di vita di qualche padre disperato, di qualche figlio trasandato, di qualche donna incazzata, che svicolano, scivolano, si infiammano fra le pagine.
Mi piace. Decisamente sì. Margaret Mazzantini mi piace molto.
E alla fine di ogni suo libro, ho sempre bisogno di una pausa fisica, prima di attaccare un altro libro ( sia suo, che di altri ). Ho bisogno che l'aspro, l'amaro, il dolce, la rabbia fluiscano in me e via da me. Che mi lascino dentro le sensazioni. Che non svaniscano. Perché, davvero, è una bravissima autrice.
Grazie.
FRANCESCA BONELLI

lunedì 6 agosto 2012

Adhd o Ddai ( iperattività e disturbo dell'attenzione )

COSA SONO IL DEFICIT D'ATTENZIONE E IPERATTIVITA'
(ADHD, DDAI)


Mario Di Pietro e Monica Dacomo

IperattivitàIl deficit dell’attenzione è un problema neurologico che interessa il bambino fin dai primi mesi di vita, che si protrae nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta. Può presentarsi in associazione all’iperattività e in questo caso si parla di deficit dell’attenzione con iperattività. Le caratteristiche distintive sono rappresentate da difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività, questi tre elementi possono essere presenti in proporzione variabile. I bambini interessati da questo problema fanno molta fatica a mantenere l’attenzione e a concentrarsi, hanno la tendenza ad agire senza pensare a quello che stanno facendo, hanno delle difficoltà a modificare il loro comportamento sulla base dei loro errori e non riescono a stare tranquillamente seduti per lunghi periodi di tempo.
Per avere rilevanza clinica, la comparsa di alcune di queste manifestazioni deve aver luogo prima dei sette anni ed essere presente da almeno sei mesi. In altri termini, un bambino non sviluppa un problema di deficit dell’attenzione da un giorno all’altro, la presenza dei sintomi deve, infatti, protrarsi per un periodo relativamente lungo.
Non esistono due bambini con deficit dell’attenzione con le stesse identiche caratteristiche, ad esempio, un bambino può avere difficoltà a concentrarsi ed essere impulsivo senza essere iperattivo. Ciò che è essenziale in fase di valutazione iniziale è l’analisi del comportamento del bambino e la sua storia familiare. 
Malgrado nella terminologia clinica venga usato il termine “disturbo”, va precisato che buona parte di questi bambini, se aiutata tempestivamente con interventi educativi, riesce ad avere una vita scolastica e sociale adeguata.

Incidenza

L’incidenza non è definibile in maniera univoca poiché si riscontrano in diversi Paesi differenze nei criteri impiegati nella diagnosi e nei metodi di valutazione. Diverse ricerche riportano che il problema da deficit dell’attenzione interessa il 5-6% dei bambini in età scolare. Questa condizione è più diffusa tra i maschi che tra le femmine (rapporto 3:1 nella popolazione generale e 9:1 nella popolazione clinica), nelle bambine è spesso diagnosticata in un’età superiore rispetto ai bambini. 

Caratteristiche

Spesso in movimento con le mani o con i piedi, continuamente agitato da seduto (adolescenti e adulti possono riferire senso di irrequietezza
  • Ha difficoltà a rimanere seduto quando gli viene richiesto di farlo
  • Si fa facilmente distrarre da altri stimoli
  • Ha difficoltà ad attendere il proprio turno nei giochi o nelle attività in gruppo
  • Ha difficoltà a seguire le istruzioni che gli vengono date, per esempio, non riesce a finire un compito assegnato
  • Non riesce a mantenere l’attenzione nelle attività scolastiche e di gioco
  • Passa da un’attività ad un’altra senza concluderne una
  • Fa fatica a giocare in modo tranquillo
  • Spesso parla eccessivamente rispetto ai coetanei
  • Interrompe o si intromette in modo inadeguato, per esempio, si mette bruscamente in mezzo mentre altri bambini giocano o degli adulti parlano
  • Perde o dimentica il necessario per attività a casa o a scuola (giocattoli, matite, libri, tuta, compiti)
  • Spesso fa cose pericolose senza pensare alle conseguenze (non di proposito o per fare qualcosa di eccitante) come correre in strada senza guardare

Cause

Le cause non sono ancora del tutto chiare, esistono, tuttavia, dati che confermano il ruolo importante di fattori genetici (generalmente in linea maschile), prenatali, fisici ed ambientali.
L’ipotesi maggiormente accreditata sottolinea una disfunzione neurologica causata da sottopresenza neurochimica cerebrale. Le ridotte quantità di neurotrasmettitori cerebrali rallenterebbero la trasmissione dei messaggi intercellulari. 
Le ricerche dimostrano che la presenza di questo problema è più facilmente rilevabile in parenti biologici di primo grado.

Effetti

Il deficit dell’attenzione influenza la sfera familiare, scolastica e sociale del bambino.

Sfera familiare

I bambini con queste caratteristiche sono alla continua ricerca di attenzione, dimenticano facilmente le richieste, perdono costantemente le loro cose, sono disorganizzati e sempre in movimento. A volte mangiano e dormono poco, possono presentare forme allergiche e sensibilità alla luce 
e ai suoni. 
Hanno difficoltà ad andare d’accordo con fratelli e sorelle e con i coetanei, si sentono frustrati con facilità e si oppongono ai cambiamenti delle loro abitudini. 
Gli interventi più efficaci nel migliorare la serenità familiare sono basati sull’acquisizione e il miglioramento delle abilità sociali da un lato e sulla modificazione del comportamento dall’altro.

Sfera scolastica

Libro: L'alunno iperattivo in classe Nei bambini con deficit dell’attenzione si evidenziano spesso difficoltà di apprendimento, come deficit di memoria a breve termine, problemi di coordinazione, calligrafia illeggibile, difficoltà di linguaggio, di lettura, ortografia, calcolo, problemi di elaborazione delle informazioni visive e uditive. La memoria a breve termine riveste un ruolo cruciale nell’ apprendimento, la sua compromissione porta a difficoltà di acquisizione di nuove informazioni rendendone problematica la ritenzione e di conseguenza l’apprendimento. Sono comuni in questi bambini difficoltà di elaborazione di informazioni visive ed uditive, causate da un funzionamento inefficace del sistema nervoso centrale. Le informazioni verbali “entrano da un orecchio ed escono dall’altro”, mentre quelle visive si traducono in errori di copiatura ed omissioni delle ultime sillabe di una parola e delle ultime parole di una frase durante la lettura. L’uso di espressioni verbali e scritte molto semplici sono un’ulteriore conseguenza di un deficit nella memoria a breve termine. Più del 60% dei bambini con disturbo da deficit dell’attenzione presenta difficoltà nelle fasi iniziali di produzione del linguaggio, come problemi di articolazione, balbettio, costruzione delle frasi molto semplice (uso improprio della sintassi e della grammatica, dei sostantivi, dei verbi, degli aggettivi, degli avverbi) ed errori nel posizionamento di lettere in una parola o di parole in una frase (per esempio: “psighetti” invece di “spaghetti” o “Io palla prendo” invece di “Io prendo la palla”). La comprensione del linguaggio avviene in modo corretto, ma la capacità di espressione non è ottimale. Difficoltà nella produzione del discorso sono tipiche di bambini in età prescolare, mentre i disturbi del linguaggio sono evidenti in bambini in età scolare. Sono spesso presenti problemi di coordinazione, come nell’equilibrio, postura, lanciare, calciare, afferrare, allacciare le scarpe, abbottonarsi, scrivere e disegnare. Queste difficoltà richiedono un costante esercizio quotidiano per essere contrastate. Il bambino non riesce a mantenere l’attenzione abbastanza a lungo da elaborare e trattenere correttamente le informazioni uditive, per questo sono spesso presenti lacune nell’acquisizione delle abilità di base. Interventi mirati a migliorare il funzionamento del bambino nelle aree considerate sono estremamente importanti per il bambino.

Sfera sociale

I bambini con deficit dell’attenzione sono spesso poco abili socialmente. La scarsa padronanza delle regole esplicite ed implicite della comunicazione impedisce la corretta interpretazione dei messaggi non verbali. Farsi degli amici e mantenere con loro delle relazioni soddisfacenti diventa spesso difficile. La scarsa tolleranza alle frustrazioni è il motivo che spiega il frequente comportamento capriccioso e la facilità con cui il bambino mette il broncio. 
Sono spesso presenti inflessibilità ed incapacità di adattarsi ai cambiamenti, tanto pronunciate da impedire la presa di decisioni e la loro attuazione. 
In questi bambini i problemi di autostima sono influenzati sia da fattori primari sia secondari. Inizialmente non sviluppano un appropriato concetto di sé ed hanno difficoltà di relazione con i familiari e con i coetanei. La successiva mancanza di successi scolastici, sportivi e sociali peggiora le difficoltà iniziali del bambino aumentando il rischio di essere facilmente influenzato dagli altri durante l’adolescenza. Il farsi guidare e trascinare dal gruppo dei coetanei aumenta la probabilità di trovarsi in situazioni problematiche. Sentimenti di inadeguatezza, ansia e depressione sono, pertanto, conseguenze possibili. Una percentuale pari al 30% evolve in un disturbo della condotta o in un disturbo oppositivo-provocatorio.

Trattamenti

Le ricerche compiute in questo ambito dimostrano che la forma di intervento più efficace deve agire su più fronti e comprendere:
  • Consulenza e sostegno ai genitori
  • Terapia del comportamento
  • Neurofeedback (EEG Biofeedback)
  • Consulenza alla scuola su strategie comportamentali
  • Training di abilità sociali
  • Interventi di potenziamento dell’apprendimento
  • Interventi cognitivo-comportamentali per incrementare l’autostima

Non esistono soluzioni magiche per questo problema, ma la sua gestione è possibile. Il solo impiego di farmaci non basta a migliorare tutti gli aspetti associati, il trattamento si basa per il 90% su interventi educativi e per il 10% su interventi farmacologici. E’ da evitare il ricorso a sedativi, in quanto peggiorerebbero la situazione sia a livello comportamentale sia cognitivo.
Non è mai stato dimostrato che la psicomotricità sia efficace con questi bambini, anche se nel nostro Paese si tende a farne ancora ampio uso. Lo yoga e la musica si sono rivelate di qualche utilità nel favorire la concentrazione. 
Il deficit dell’attenzione, se non trattato, può creare problemi rilevanti nell’autostima della persona interessata. I bambini devono essere incoraggiati a sviluppare il loro potenziale, mettendoli in grado di aumentare la loro efficacia.
La costanza, l’impegno e il tempo unitamente a interventi terapeutici validi che agiscono su tutti gli aspetti del problema permettono a questi bambini di spezzare il circolo vizioso di frustrazione ed insuccesso e di aumentare considerevolmente abilità personali e autostima.

la Dislessia e co.

Dato che si parla di lettura e scrittura, apriamo una parentesi per coloro che hanno difficoltà in questo campo.
( Fonte www.aiditalia.org )

La Dislessia: introduzione 

La Dislessia è un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA). Con questo termine ci si riferisce ai soli disturbi delle abilità scolastiche ed in particolare a: DISLESSIA, DISORTOGRAFIA, DISGRAFIA E DISCALCULIA.

La principale caratteristica di questa categoria è le sue specificità, ovvero il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici. Tale disturbo è determinato da un'alterazione neurobiologica che caratterizza i DSA (disfunzione nel funzionamento di alcuni gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato).
La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico.
Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi il 3-4% della popolazione scolastica (fascia della Scuola Primaria e Ssecondaria di primo grado). La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La dislessa si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità); questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l'espressività con cui i DSA si manifestano, e che comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e,di solito,vivaci e creativi.

Come si manifesta

Si manifesta con una lettura scorretta (numero di errori commessi durante la lettura) e/o lenta (tempo impiegato per la lettura) e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo scritto indipendente sia dai disturbi di comprensione in ascolto che dai disturbi di decodifica (correttezza e rapidità) del testo scritto. La Consensus Conference ha ribadito l'importanza di promuovere la ricerca per identificare il disturbo di comprensione del testo come separato da quello di decodifica (correttezza e rapidità).
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l'inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d). A volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno. Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni;lettura dell'orologio) e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ad esempio allacciarsi le scarpe), nella capacità di attenzione e di concentrazione. Spesso il bambino finisce con l'avere problemi psicologici, quale demotivazione, scarsa autostima, ma questi sono una conseguenza, non la causa della dislessia.
Il bambino appare disorganizzato nelle sue attività, sia a casa che a scuola. Ha difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente. 
Il disturbo specifico comporta un impatto significativo e negativo per l'adattamento scolastico e /o per le attività della vita quotidiana  

Come si riconosce

Già nella scuola dell'infanzia bambini che presentano uno sviluppo linguistico (sia in produzione e/o comprensione) atipico, come parole storpiate, scarso vocabolario, dovrebbero consultare il pediatra che nel bilancio di salute annuale deve monitorare le situazioni a rischio valutando anche l'anamnesi familiare (presenza di disturbo specifico del linguaggio, dislessia) ed inviando il bambino alle strutture competenti.
Se al termine del primo anno della scuola primaria di primo grado il bambino presenta una delle seguenti caratteristiche:
1)difficoltà nell'associazione grafema-fonema e/o fonema grafema;
2)mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura
3)eccessiva lentezza nella lettura e scrittura
4)incapacità a produrre le lettere in stampato maiuscolo in modo riconoscibile
è opportuno consultare le strutture competenti rivolgendosi ad uno specialista (neuropsichiatra, psicologo) per avere una diagnosi; l'Associazione Italiana Dislessia offre al riguardo una consulenza gratuita indicando i Centri competenti a cui riferirsi a seconda della Regione.

Quando si fa la diagnosi

La diagnosi viene posta alla fine del II anno della scuola primaria. Già alla fine del I° anno della scuola primaria, tuttavia, profili funzionali compromessi e presenza di altri specifici indicatori diagnostici (ritardo del linguaggio e anamnesi familiare positiva per DSA) possono anticipare i termini della formulazione diagnostica. Un'ulteriore strumento per la rilevazione di queste difficoltà è lo screening, inteso come ricerca-azione da condurre direttamente nelle scuole, da parte di insegnanti formati con la consulenza di professionisti sanitari. Esso andrebbe condotto all'inizio dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia con l'obiettivo di realizzare attività didattiche-pedagogiche mirate a potenziare le abilità deficitarie. Nel caso in cui alla fine dell'anno permangano significativi segnali di rischio è opportuna la segnalazione ai servizi sanitari per l'età evolutiva.
La diagnosi viene effettuata da un equipe multidisciplinare composta da Neuropsichiatria Infantile, Psicologo e Logopedista. Come si comporta nello studio
Un dislessico si stanca più facilmente ed ha perciò bisogno di molta più concentrazione
  • Può leggere un brano correttamente e non cogliere il significato
  • Può avere grosse difficoltà con le cifre (tabelline), la notazione musicale o qualsiasi cosa che necessita di simboli da interpretare
  • Può avere difficoltà nella lettura e/o scrittura di lingue straniere (es. inglese, latino, greco, ecc..)
  • Può scrivere una parola due volte o non scriverla
  • Può avere difficoltà nel memorizzare termini specifici, non di uso comune
  • Può avere difficoltà nello studio (storia, geografia, scienze, letteratura, problemi aritmetici) quando questo è veicolato dalla lettura e si giova invece dell'ascolto (es. registratori, adulto che legge, libri digitali)
  • Non prende bene gli appunti perché non riesce ad ascoltare e scrivere contemporaneamente
  • Quando si distrae da ciò che sta leggendo o scrivendo ha grosse difficoltà a ritrovare il punto
Un dislessico lavora lentamente a causa delle sue difficoltà, perciò è sempre pressato dal tempo.

Come si affronta

Quando qualcuno (genitore o insegnante) sospetta di trovarsi di fronte ad un bambino dislessico è importante che venga fatta, al più presto una valutazione diagnostica.
La diagnosi deve essere fatta da specialisti esperti, mediante specifici test. La diagnosi permette di capire finalmente che cosa sta succedendo ed evitare gli errori più comuni come colpevolizzare il bambino ("non impara perché non si impegna") e l'attribuire la causa a problemi psicologici, errori che determinano sofferenze, frustrazioni.
Il professionista dovrebbe redigere un referto scritto indicando il motivo dell'invio, i test utilizzati e la diagnosi conclusiva.
Ottenuta la diagnosi si possono mettere in atto aiuti specifici, tecniche di riabilitazione e di compenso, nonché alcuni semplici provvedimenti della modifica della didattica a favore dei ragazzi dislessici e contenute nelle direttive Ministeriali (Prot. n. 4099/A/4), come ad esempio la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento di compiti, l'uso della calcolatrice e/o del computer. Tali provvedimenti devono poter essere utilizzati anche nei momenti di valutazione, compresi gli Esami di Stato.
I dislessici hanno un diverso modo di imparare ma comunque imparano.

Cosa fare dopo la diagnosi

Dopo la diagnosi il percorso è differenziato a seconda dell'età del soggetto dislessico, della specificità del disturbo (correttezza, rapidità, comprensione del testo), e dal grado di gravità.
Alcuni elementi importanti dopo aver ottenuto la diagnosi sono:
- il professionista deve comunicare la diagnosi in maniera chiara e precisa specificando anche gli aspetti psicologici secondari (demotivazione, bassa autostima, ) e redigere un referto scritto
- indicare la possibilità dell'utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi
- comunicare con la scuola per creare una rete di condivisione di obiettivi e contattare il referente scolastico per la dislessia
- programmare dei controlli a breve scadenza (minimo 6 mesi, massimo 1 anno)
- la famiglia deve prendere coscienza del problema ricordando che la strada per il recupero del dislessico è difficile in quanto il carico dei compiti scolastici resta il problema più gravoso per la famiglia stessa. Per alleggerire questa situazione si può affidare il lavoro scolastico a casa ad una persona estranea alla famiglia, in questo modo si ottengono diversi risultati: migliorare il clima familiare , riappropriarsi del ruolo di madre e non di insegnante, al fine di ridurre l'ansia della prestazione nel bambino e aumentare l'autostima e la motivazione.
- se il bambino è nel primo ciclo della scuola primaria si consiglia una terapia logopedica o una terapia neuropsicologica
- nelle fasi successive è consigliato un intervento metacognitivo che chiarisca gli scopi della lettura a seconda del materiale da studiare al fine di incrementare la consapevolezza dei processi che intervengono nella lettura
- l'ambiente, soprattutto quello familiare, deve appoggiare il bambino, aiutandolo nelle strategie di compenso e nella costruzione di un'immagine positiva di sé
I ragazzi dislessici possono imparare anche se in maniera un po' diversa dagli altri.

Cosa devono fare i genitori

I genitori devono:
- informarsi sul problema
- cercare una appropriata valutazione diagnostica
- discutere del problema con gli insegnanti
- aiutare il bambino nelle attività scolastiche (leggere ad alta voce)
- utilizzare strumenti alternativi alla pura lettura (cassette, cd, video, computer)

Cosa devono fare gli insegnanti

L'insegnante deve:
- riconoscere e accogliere realmente la "diversità";
- parlare alla classe e non nascondere il problema;
- spiegare alla classe le diverse necessità dell'alunno dislessico e il perché del diverso trattamento;
- collaborare attivamente con i colleghi per garantire risposte coerenti al problema;
- comunicare con i genitori

Le cose da non fare:
- far leggere il bambino a voce alta
- ridicolizzarlo
- correggere tutti gli errori nei testi scritti
- dare liste di parole da imparare
- farlo copiare dalla lavagna
- farlo ricopiare il lavoro già svolto, perché scorretto o disordinato
- paragonarlo ad altri

Diagnosi versus certificazione (104 - sostegno)

La panoramica in Italia sulla certificazione e il sostegno è molto disomogenea, a seconda delle regioni e delle province possono venir concessi o meno la certificazione e di conseguenza l'insegnante di sostegno.
Indipendentemente dalla possibilità di ricevere l'insegnante di sostegno, è importante che il bambino riceva un adeguato supporto nel percorso scolastico che tenga conto delle sue difficoltà e che può derivare soprattutto da una efficace collaborazione tra scuola, famiglia e operatore sanitario.

Dislessici adulti

Ci sono ancora pochi studi sull'evoluzione del disturbo dislessico in età adulta.
A livello internazionale ci sono studi che dimostrano che il disturbo permane nella lettura, nella scrittura, ma anche nelle prove linguistiche e di analisi metafonologica. Studi su dislessici italiani adulti evidenziano un miglioramento nella correttezza della lettura, mentre permane una difficoltà nei tempi di lettura, dove il dislessico adulto necessita di tempo aggiuntivo rispetto al normolettore. I cambiamenti osservati in velocità ed accuratezza dipendono però dal livello di gravità iniziale. 
Gli strumenti dispensativi e compensativi sono misure necessarie per gli esami di Stato, accesso all'Università, patente di guida.

Interventi riabilitativi e/o trattamento logopedico

Chi si occupa del bambino/ragazzo dislessico deve effettuare una "presa in carico", un processo cioè integrato e continuativo con cui si garantisce una coordinazione di interventi che favoriscono la riduzione del disturbo, l'inserimento scolastico, sociale e lavorativo e il più completo sviluppo delle potenzialità dei singoli individui.
Dopo la diagnosi, fatta da un centro specializzato (o anche da una qualunque ASL), si può intervenire con programmi riabilitativi, fatti presso i centri stessi che hanno diagnosticato il disturbo, o presso centri riabilitativi adeguati, tramite software riabilitativi e/o trattamenti logopedici.
Recentemente in Italia si stanno accumulando dati relativi all'efficacia dei trattamenti abilitativi dando indicazioni nella pratica clinica .
Si ritiene che i criteri per stabilire un miglioramento siano:
a)autonomia raggiunta nella lettura
b)autovalutazione positiva della propria abilità di lettura
c)giudizio di miglioramento da parte dell'insegnante
Inoltre: 
1)i trattamenti più efficaci sono quelli che utilizzano procedure informatizzate per automatizzare il processo di riconoscimento lessicale e sublessicale;
2)il trattamento abilitativo raggiunge risultati migliori nella correttezza rispetto alla velocità, riducendo il numero di errori di almeno il 50%. Nella velocità di lettura (sillabe lette al secondo) si riscontra, in quattro mesi, un miglioramento pari a quello atteso per evoluzione naturale in un anno; 
3)il trattamento abilitativo permette un miglioramento sia con sedute ambulatoriali sia con attività domiciliari supervisionate da un professionista;
4)il livello di miglioramento non dipende dal livello di gravità iniziale; ogni ciclo di trattamento ottiene in media un cambiamento simile;
5)dai dati finora raccolti non si evidenzia nessuna differenza negli esiti tra alunni con e senza comorbidità ;
6)nel periodo di non trattamento, l'evoluzione spontanea è quasi nulla, ma non c'è regressione;
7)il trattamento abilitativo ha effetto dalla terza elementare alla terza media

Software

L'uso di software specifici permette al dislessico di affrontare più serenamente le richieste scolastiche e di riabilitare, divertendosi, le competenze deficitarie. Sul mercato si possono trovare svariati programmi atti ad automatizzare il processo di lettura per quanto riguarda le abilità strumentali (correttezza e rapidità) oppure programmi che permettono di migliorare gli aspetti metacognitivi per una miglior comprensione del testo scritto.
Esistono poi software che fungono da strumenti compensativi: l'editor di testi, una tipologia di software che consente di scrivere dei testi e può essere usato in abbinamento o in sostituzione al tradizionale quaderno; la sintesi vocale, che trasforma in audio il testo digitale, importato o scritto; il traduttore automatico, programma in grado di tradurre testi in diverse lingue; i libri digitali, che sono libri scolastici forniti dalle case editrici direttamente in formato digitale.

domenica 5 agosto 2012

Noi. Le Fate Ignoranti



Nel bellissimo film del 2001 " Le fate ignoranti ", diretto da Ferzan Özpetek, 
c'è un gruppo di persone, di amici, meravigliosamente eterogeneo.

Così, un'amica ha commentato il mio gruppetto di amici. La mia famiglia elettiva.
" Quando siamo a casa tua, sembra di essere nella casa delle Fate Ignoranti ".

Mi piace pensarci come Fate, esseri speciali. E come Ignoranti. Con la consapevolezza che 
" io so di non sapere ", in modo da potersi sempre arricchire. Personalmente e vicendevolmente.

La mia casa è un porto di mare, di persone di ogni età, sesso, orientamento sessuale, religioso, politico, origini culturali e geografiche.
C'è un mix di derivazioni, di vari posti dell' Italia, al Venezuela, all'Albania...

Queste persone mi hanno davvero dato moltissimo, insegnato tante cose, che, se prima non mi appartenevano, adesso sento mie con naturalezza.

E' a loro che va il mio sentito GRAZIE.

io e il Reiki. Un incontro.

Questo è il mio primo libro pubblicato. Un breve saggio su questa antica tecnica giapponese di benessere.

http://www.edizionidelfoglioclandestino.it/collane_detail.aspx?id_collana=2


Una recensione di Enrico Pietrangeli
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Il Foglio Clandestino nasce come rivista di settore negli anni Novanta e, da allora, di strada ne ha fatta. Spartana nella veste ma piena di consistenti contenuti, a partire dai suoi arguti e coinvolgenti editoriali e un Peter Russell orbitante nella redazione. Storia molto più recente è quella della casa editrice. Ancora pochi titoli nel catalogo, ma tante idee in sviluppo per altrettante collane. Reiki  non si presenta come un manuale, ma attraverso la diretta esperienza della Bonelli che, come presupposto, vuole suscitare curiosità, genesi da dove si espande ogni energia, sia sul piano immanente che su quello spirituale. Coerenza e un "Pensiero Positivo", già frutto di una tesi dell'autrice, optano per la carta riciclata delineando un prodotto poco ricercato, minimalista e raffinato, impregnato nel gusto retrò d'illustrazioni in effetto dissolvenza, nei colori che riportano agli anni Cinquanta. Sul finire dello scorso millennio, a Bergamo, nasce il casuale incontro con questa pratica, ma poi non più di tanto, per via del fatto che "ogni anima" ha un "progetto ben preciso" da assolvere. Corrispondenze e significati dell'ideogramma Reiki, se attivati, fomentano quell'alchimia che permette all'energia individuale Ki  d'interagire con quella Rei, ovvero quella universale. Chi dà Reiki è un tramite, un "canale di Luce". Antica, eterogenea e non databile è la tradizione orale dell'utilizzo di questa trasmissione, Usui è colui che ha riportato in evidenza la disciplina in epoca contemporanea. Tutto si basa sull'imposizione delle mani, in un'impostazione gnostica e dualistica, dove solo le energie positive vengono convogliate in "un percorso di benessere". Armonia nel qui ed ora è un primo obiettivo da conseguire osservandone i principi. Fondamentali e, come tali, ben esposti, in un linguaggio chiaro e diretto, sono i chakra con tutte le loro connessioni, sia sul piano fisico che su quello psichico. Mentre l'aura, ossia quel flusso energetico che ci circoscrive, viene analizzata tra percorsi e aneddoti che vanno dalla tradizione biblica ai tentativi della ricerca scientifica. Riemergono, come da una vecchia soffitta, lo schermo di Kilner ed i successivi studi operati dai russi mantenendo un saldo riferimento di pensiero sull'argomento con Rudolf Steiner, ideatore dell'antroposofia. Due sono i livelli di Reiki, il primo, Shoden, ed il successivo Okuden. Maestro è colui che dedica "completamente la propria vita a questa Via", ed è questo un ulteriore stadio e con valori iniziatici, dal quale si riceve la consegna dei simboli attraverso mantra segreti. Per attivare un livello si ricorre al Reiju, cerimoniale di apertura ai canali energetici. Interessante è il dualismo grafico e semantico di cui si compone l'ideogramma, oltre a poter essere scritto in due differenti maniere, sta a significare "accettare la spiritualità" come pure "dare la spiritualità". Perno dei trattamenti, oltre ad una predisposizione del cuore, è quello del posizionamento delle mani. Al Reiki, inoltre, si ricorre anche per l'autotrattamento, pratica fondamentale per migliorarsi nonché per ottimizzare il trattamento rivolto ad altri. Si opera sempre e comunque per il bene della persona. Se il primo livello corrisponde ad un approccio fisico, il secondo si colloca nella mente, presuppone maggiore consapevolezza e responsabilità. Il cammino, dal "qui e ora", si evolve attraverso i simboli del "Dentro" e dell' "Oltre" per culminare nel quarto simbolo, quello della "connessione diretta con il Rei, con la Luce, con la Fonte". Il risvolto filosofico è di stampo buddista: "se cambio io, cambia il mondo attorno a me", ma le connessioni sono molto più vaste e qua e là sparse nel mondo, dal manicheismo alle eresie albigesi, dagli Esseni ai Bogomili, per citare solo quelle riportate nell'apposito glossario messo a tergo del testo.


Una recensione di Enrico Pietrangeli